Per molte donne tutto è chiaro dall'inizio e non hanno nessun problema colla loro IVG. Non sono quelle per lo più che ci scrivono, ma piuttosto quelle altre che hanno sentimenti ambivalenti. Ognuna di loro si trova in una situazione diversa, e lo vive in modo diverso. – Per alcune persiste una tristezza, per altre prevale un sentimento di sollievo. Per nessuna donna l'interruzione di gravidanza è un esperienza piacevole. Però, non dev'essere un dramma – può accadere a tutte. Anche se la decisione fu dolorosa, più tardi la grande maggioranza delle donne ancora la trova giusta. Importante:
La mia scelta
viene prima
Documentario
https://www.youtube.com/watch?v=HSzwy_RN_64
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«Mi
assumo la responsabilità di avere
interrotto una gravidanza – e ne parlo, anche per solidarietà
nei confronti delle 700'000 donne in Svizzera che hanno fatto
questa esperienza » Doris |
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«Nel 1962 ho dovuto abortire illegalmente: giovani genitori di
tre piccoli bambini, impegnati a mettere in piedi una impresa di
famiglia, non ce l’avremmo proprio fatta… Non voglio che il mio
destino si ripeta. » Ursula |
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«Sono rimasta incinta pur usando un metodo contraccettivo
sicuro. È umiliante che un estraneo abbia potuto decidere per me
sul mio futuro. » Lauren |
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« Nessun metodo contraccettivo è sicuro al cento percento:
consapevoli della nostra responsabilità di fronte ai nostri tre
bambini abbiamo deciso di non averne un quarto. » Marlies e Theo |
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«
Nella situazione in cui eravamo allora non avremmo potuto
offrire a un figlio ciò che gli spetta. La decisione l’abbiamo
presa insieme con coscienza. » Claudia e Stephan |
Mi chiamo Francesco, ho 33 anni e sono di Treviso. Vi scrivo per
segnalarvi un episodio raccontato dal quotidiano "Il Gazzettino" di
sabato 5 agosto 2000.
"Voleva quella figlia, la quarta; ma quando un'ecografia, il 31 maggio,
le rivelò che il feto aveva una serie di malformazioni al cuore e tra la
parte destra e quella sinistra del corpo, decise di abortire. I tre mesi
per l'interruzione volontaria di gravidanza erano trascorsi e quella
terapeutica è possibile soltanto in caso di gravissime malformazioni, ma
Patrizia soffriva di un grave stato depressivo. L'aborto era ancora
possibile, ma le rimanevano pochi giorni.
Cominciò così l'odissea della donna, sempre accompagnata dal convivente,
nel reparto di Ginecologia dell'ospedale di Treviso, un'odissea
raccontata in un lungo esposto presentato alla Procura della Repubblica
di Treviso. Patrizia sarebbe stata abbandonata, senza assistenza medica
o infermieristica (a parte l'anestesia per la morfina). "Una dottoressa
mi disse che avevo diritto a un letto, all'interruzione volontaria di
gravidanza e all'assistenza post-parto ma non a una presenza medica e
ostetrica durante il parto perché tutti, medici e ostetrici, erano
obiettori di coscienza.
Drammatico il racconto del travaglio, durato fino alla mattina del
giorno dopo, e dello stato di prostrazione in cui si trovò Patrizia: "I
minuti passarono e mia figlia rimase per quasi 15 minuti a letto con me.
Finalmente fece la sua comparsa un'infermiera a tagliare il cordone
ombelicale. Ora è tutto finito. Resta intorno a me solamente un gran
vuoto".
Sarà la Procura a decidere se quello dei medici dell'ospedale di Treviso
è stato un comportamento che ha rilievi penali, saranno l'indagine
interna dell'ospedale e la coscienza di ciascuno a decidere come deve
comportarsi un medico quando si trovi di fronte a scelte drammatiche
come quelle di un aborto alla 23esima settimana".
Fin qui il fatto di cronaca. Ora mi sorgono spontanei alcuni
interrogativi: perché una donna che decide legittimamente di abortire è
ancora considerata una strega da mandare al rogo? Perché i fautori della
crociata anti-abortista usano toni dai quali sembra che le donne si
"divertano" ad abortire?
Lasciare una paziente sola per tutto quel tempo non si scontra con la
deontologia professionale? E più demagogico difendere le ragioni di una
ragazza che sceglie l'aborto oppure costruire "cimiteri" per feti mai
nati o promuovere la proiezione nelle scuole di filmati come "L'urlo del
silenzio", vera forma di terrorismo psicologico?
Certo io sono un uomo e come tale forse non posso comprendere appieno
una situazione del genere, ma ciononostante ritengo che anche gli uomini
abbiano il dovere morale di prendere posizione su un argomento così
importante e delicato.
Io sono credente e fino a qualche tempo fa non avrei mai scritto una
siffatta lettera, perché stavo dall'altra parte della barricata.
Io ero un antiabortista nemmeno tanto tiepido, uno di quelli che
pensava che se anche una muore di aborto clandestino chi se ne importa,
tanto sta facendo qualcosa di sbagliato, è come il ladro che per fuggire
via dalla casa che sta svaligiando cade, batte la testa e muore. Poi,
complici i non pochi fatti di cronaca, ho rivisto nettamente il mio
pensiero ed oggi sono serenamente e convintamente abortista.
A tal proposito vorrei illustrare cosa intendo, quando dico che sono
abortista:
Non credo sia etico costringere le donne a partorire, credo lo sia
molto di più riconoscere che in ogni caso l'ultima decisione spetta
sempre a loro.
La strada della depenalizzazione dell'aborto è lunga e difficile, ma va
percorsa fino in fondo; è per questi motivi che io, oggi abortista
convinto, vi ho inviato questa lettera insieme alla mia firma di
sostegno, nella speranza che altre coscienze si aprano in tal senso.
Francesco
La mia è una storia anomala. Non ho mai avuto IVG ma capisco anche
troppo bene tante donne che hanno scritto qui. Ho un fratello down, la
sua nascita, fortemente voluta da un ginecologo catto-integralista, ha
distrutto la mia famiglia e la mia vita.
Mi sono sposata a 33 anni, non
ero particolarmente matta per i bimbi ma decisi a 37 di averli. Ne
volevo due, ero contraria al figlio unico, sapevo cosa significava. Feci
l'amniocentesi, insultata da molte conoscenti che dicevano che bisognava
accettare ciò che dio mandava. Io credevo che se avessi deciso di tenere
un figlio disabile, questo avrebbe avuto il diritto di essere accolto in
piena consapevolezza, senza stupide illusioni. Mio marito si comportò,
per una volta, in modo encomiabile: mi disse che se avessi deciso di
tenere un figlio down lo avrebbe accettato senza problemi, era abituato
a stare con il fratello down di un amico, ma sapeva che il carico
maggiore sarebbe stato sulle mie spalle, lui per lavoro era sempre via,
a volte
anche la notte. Il tempo e le cure da dedicare ad un figlio che MAI
sarebbe stato in grado di essere indipendente mi avrebbero forse
impedito di avere altri figli. Comunque andasse, la mia decisione per
lui non sarebbe MAI stata considerata egoistica e mi avrebbe sostenuto
in ogni caso.
Per fortuna andò sempre tutto bene, lo sapevo già prima
dei risultati delle analisi, in fondo al cuore avevo quasi deciso di
tenere il primo bimbo anche se down, per tappare il "buco" che i miei
avevano lasciato rifiutando mio fratello che non è mai entrato in casa
nostra.
Ora che ho 50 anni mi rendo conto di che ENORME stupidaggine
sarebbe stata la mia: avrei vissuto l'inferno, lo avrei fatto vivere a
tutti e non avrei potuto avere i due figli fantastici che ho adesso. Se
avessi abortito non avrei il minimo senso di colpa. Ad una mia amica è
stato volutamente nascosto, da una clinica gestita da cattolici, che il
feto aveva gravissime malformazioni, ha portato avanti la gravidanza e
il bimbo è morto dopo una settimana dalla nascita. Ha impiegato 6 anni di terapie prima di
trovare il coraggio di riprovarci. Ora per fortuna ha una splendida
bimba.
Non uccidetevi per i sensi di colpa: se una donna arriva a
decidere di abortire ha SEMPRE delle buone anzi ottime ragioni:
leggetevi le testimonianze, donne senza uomini accanto, solo 2 uomini
che abbiano scritto qualcosa. Basta ragazze, pensate a quanti soldati,
milioni dall'inizio della storia, hanno trucidato milioni di bimbi e
donne incinte, senza il minimo rimorso, sennò sai che suicidi di massa?
Voi avete soppresso solo un progetto di vita, forse non sarebbe mai
nato, per motivi ben meno futili e ridicoli che una disputa territoriale
o simili baggianate… Perdonatevi e pensate all'oggi e al domani, ieri
non esiste più, se non nella vostra mente… dedicatevi ai vostri figli
o alla vostra vita, ve lo siete guadagnato. Vivi et ama.
Vanessa
Sono Stefania ho 40 anni, uno splendido marito che amo e due
meravigliosi ragazzi, Beatrice di 14anni e Piergiorgio di 12anni.
Nel 1994 ho perso in modo naturale un bambino…il suo cuoricino aveva
smesso di lavorare e con lui anche un pezzo del mio cuore se n'è andato.
Poi ho avuto la forza e il coraggio, di riaffrontare un'altra
gravidanza, e, con l'aiuto di mio marito abbiamo affrontato la paura che
accadesse nuovamente, ed è nata Beatrice. Con Piergiorgio è stato un
altro travaglio, perchè sono dovuta rimanere a letto, con il risultato
che è nato di 29 settimane, con tutte le sue complicazioni e
problematiche di crescita.
Confesso che la paura mi ha sempre accompagnata…. ma la felicità che
ho oggi di avere i nostri due figli è incredibile ed indescrivibile!
Il succo della mia testimonianza è questo:
Come donna per primo, come mamma che educa i suoi figli desidero
esprimere la mia solidarietà a tutte le donne che hanno scritto la loro
qui, perchè nessuno di noi può permettersi di giudicare le scelte
altrui, ognuno agisce secondo i suoi sentimenti, la sua situazione di
vita che si presenta in un determinato momento dell'esistenza, e non è
detto che perchè una donna scelga di abortire, non possa poi in un
futuro essere una brava madre…. perciò a tutti i medici e a tutti
coloro che si permettono di giudicare, dico una frase che ripeto sempre
ai miei figli: " LA MIA LIBERTA' FINISCE DOVE COMINCIA LA TUA ", e
ognuno di noi ha un suo modo di essere, di vivere l'amore, l'amicizia
ecc…
Così come per l'aborto, anche per richiedere la pillola del giorno dopo
le donne devono farsi carico della moralità, se così si può chiamare, di
certi medici –> i cosidetti obbiettori di coscienza.
Peccato che questi presunti obbiettori di coscienza non vedano
riconosciuto dalla legge il loro diritto a rifiutare – e quindi a
praticare l'obiezione di coscienza – per quanto concerne la pillola.
Eppure molti lo fanno, costringendo le donne a vagare da una clinica
all'altra per veder riconosciuto quanto è loro diritto.
Una mia amica mi ha raccontato che, necessitando la pillola del giorno
dopo, si è recata in ospedale a far domanda della ricetta. Arrivata sul
posto, senza nessun tatto, una donna del personale ha urlato a gran voce
ad un altro del personale: "vai a vedere se c'è qualcuno che non fa
l'obiezione di coscienza per questa qui che vuole la pillola del giorno
dopo".
Testuali parole, in mezzo al pronto soccorso, a gran voce. Totale
mancanza di correttezza e di rispetto.
"Ogni decisione merita di essere rispettata, e nessuno – dico
nessuno – può prendersi l'onore di giudicare una situazione senza
trovarcisi dentro. […] L'aborto non è certo una cosa di cui vado
fiera, ma ho provato ad accettare quella che è stata una decisione presa
con fermezza e lucidità e che non rinnego".
Paola Strocchio, "non sarò mai più la stessa –
storia di un aborto". ed. Cosmopolis, 2009
"Diventare madre è una responsabilità enorme, una scommessa
grandiosa, non può essere un caso, un incidente, un obbligo".
Lidia Ravera, Corriere della Sera, 14.1.2000
"Siamo individui maturi, non bambini irresponsabili bisognosi di
ordini".
Adriana Valerio, teologa cattolica
"Essere madre è un grande compito e non deve essere un 'destino',
bensì una scelta. Accettiamo dunque che sia la donna, con tutto il
carico di sofferenza che questo comporta, a decidere se diventare madre
oppure no".
Mariella Salati, giornalista
"La maternità è una scelta d'amore che non può essere imposta".
Annamaria Procacci, La Repubblica, 7.11.98
"Io, personalmente, da madre, credo ad esempio che l'embrione non sia
ancora persona. come la mettiamo? Spetta al parlamento tutelare la
libertà di pensiero e di scelta. Il dibattito sull'embrione da parte del
clero mi ricorda l'accanimento sul sesso degli angeli, trovo tutto
questo davvero incomprensibile."
Rosetta Loy, scrittrice, l'Unità, 24.5.2006
Non ho mai avuto, per mia fortuna, una IVG.
Attualmente sono incinta, quasi di tre mesi, e, cercando immagini di
embrioni di 10 settimane, per sorridere della bellezza della vita, ho
visto le orrende foto che gli antiabortisti mettono sui loro siti e di
cui voi parlate in una sezione del vostro sito, sottolineando anche che
molte hanno una data dell'embrione falsa.
Vorrei dire a tutte le donne di non soffermarsi mai su quelle immagini,
qualsiasi sia la scelta che vogliono (o sono costrette) a fare.
Mi chiedo, infatti, se sia meno etico interrompere una gravidanza non
desiderata, con tutti gli annessi e connessi del caso (che voi sul sito
spiegate così chiaramente) o sia meno etico mostrare immagini di piccole
parti degli embrioni appoggiate su monete per impressionare la gente.
Quei medici, così "sensibili", che si sono preoccupati di sottolineare
le dimensioni degli embrioni con le foto summenzionate, non hanno avuto
per un attimo il dubbio di aver insultato il dolore altrui (non credo
che un aborto sia mai scevro da una certa dose di dolore)?????
Con questa mia faccio a tutti i complimenti per la chiarezza delle
vostre informazioni e auguro a tutte le donne di fare, per la loro vita,
la scelta che credano sia la migliore per essere felici ed,
eventualmente, per mettere al mondo dei figli felici, se li desiderano.
Chiara
p.s.
Abito in Italia e mi vergogno del fatto che periodicamente, nel mio
paese, "qualcuno" (di solito un uomo, che di queste cose sa poco o
nulla, vedi Giuliano Ferrara) si permetta di dire che dobbiamo rivedere
la legge sull'aborto!!!